L’elezione del Presidente della Repubblica in questo momento è combinata con la continuità o meno del Governo, con le elezioni, anticipate o incombenti, con la pandemia e l’avvio del PNRR a partire dal suo finanziamento. La complicazione che caratterizza il quadro politico vede il commissariamento tecno-finanziario della politica pubblica italiana che riflette il livello più basso della sua rappresentanza, con un Parlamento eletto con legge incostituzionale, laddove non della sua classe dirigente con partiti autoreferenziali e una società insicura, rancorosa e omologata al ribasso nella analfabetizzazione democratica.
Queste strutture autoreferenziali, che occupano l’occupabile della pubblica amministrazione e delle partecipate, nulla hanno a che vedere con l’esperienza storica dei partiti popolari, anche di quelli più piccoli, per questo sono indifferenti alla non partecipazione al voto che, anche in quello più di prossimità delle amministrative. La sopportazione di Draghi e l’ipotesi della sua rimozione non hanno nulla a che fare con l’espressione di una soggettività politica autonoma, piuttosto riguardano la preoccupazione di una riduzione del margine di manovra e di scambio. Siamo passati dal predellino di Berlusconi in giacca e girocollo, ai vaffa day, per arrivare ai 30.000 cittadini ‘normali’ di Piazza del Popolo che in luogo del fischiare, dell’andarsene o di un silenzio imbarazzato, hanno applaudito lo squadrista reazionario che indicava la sede nazionale della CGIL come obiettivo da occupare. Questa è l’antipolitica, l’altro protagonista è l’anti Stato pronto a mettere le mani sui soldi del PNRR a partire dalle amministrazioni locali, in continuità da Sud a Nord. Siamo di fronte ad una deriva grave che richiama tutte le persone di sensibilità democratica alla costruzione di reti di pratiche partecipative, sostenibili e trasparenti. Possiamo augurarci che in questa maionese impazzita i Grandi Elettori si trovino ad eleggere un Presidente della Repubblica garante della Carta Costituzionale, perciò avulso da ogni sovranismo o secessionismo e interessato alla evoluzione di una piena soggettività democratica dell’Unione Europea, con la volontà di mantenere una effettiva separazione dei poteri Esecutivo, Legislativo e Giudiziario e di richiamare il Parlamento a ottemperare alle indicazioni della Corte costituzionale, dalla legge elettorale alle Città Metropolitane, per una effettiva centralità e rappresentatività del Parlamento e una piena operatività costituzionale delle amministrazioni metropolitane e provinciali, con l’impegno a sostenere i custodi e i generatori di legalità.
Possiamo augurarci che succeda questo, ma ciò che possiamo fare noi è iniziare a cambiare i nostri costumi e a esercitare la nostra partecipazione alla vita pubblica come cittadinanza attiva: dal luogo di lavoro alla scuola, dal condominio al quartiere. La rigenerazione del campo democratico richiede impegno, dignità e coerenza da esercitare insieme come cittadini consapevoli, non ci sono scorciatoie né Unti dal Signore. Il Capo dello Stato deve essere una garanzia, un esempio, non una speranza.