Gli occhi del mondo guardano l’invasione russa dell’Ucraina: questa volta la guerra non arriva solo dagli schermi dei televisori e dei supporti digitali, l’arma del taglio delle forniture di gas incombe come l’attivazione dei missili nucleari da parte dell’imperatore sovietico e i profughi di guerra ucraini iniziano a mettersi in salvo nel nostro Paese. I blocchi dei TIR e l’emergenza della logistica hanno già l’effetto dell’interruzione della produzione di pasta e pane in diverse aziende della penisola. Ordini bloccati, forniture sospese, crediti internazionali difficili da esigere. Un richiamo alla realtà dell’economia di guerra che rende gli auspicati ristori del Governo un palliativo di corto respiro.

L’Italia, e di conseguenza tutta la sua classe dirigente, non ha dimostrato di essere all’altezza di fare delle Politiche Energetiche solide, che guardino al Futuro. In questo contesto ci ritroviamo a temere le reazioni della Federazione Russa, perché strettamente dipendenti dalle loro risorse, prime fra tutte il gas. L’abilità di un Paese si misura nel saper diversificare le importazioni, evitando di fare esclusivo affidamento su pochi Paesi. Siamo in ritardo di decenni sulla tabella di marcia e ora ci ritroveremo a fare i conti con aumenti di prezzi e un mercato che si sta accartocciando. Ciò che serve è una presa di coscienza e una seria apertura a una rivisitazione dei nostri fornitori, ma soprattutto delle nostre tecnologie, tentando di recuperare il tempo perso. L’energia è ottenibile in vari modi, però bisogna avere il coraggio di non porre continui veti su qualsiasi cosa.

La necessità dell’indipendenza energetica non risponde solo all’emergenza climatica e all’incombente catastrofe ma è la condizione di libertà per tutti i cittadini europei. Risparmio energetico, innovazioni tecnologiche, delle materie e dei servizi, diffusione sistematica e partecipata della produzione/distribuzione da fonti rinnovabili, taglia i costi, aumenta i posti di lavoro e la consapevolezza civica: quella che sembrava una ambizione ecologista è oggi più che mai una necessità per vivere liberi e un’arma contro l’azione imperiale di Putin.

Occorrono indicazioni chiare, capaci di una risposta qui ed ora e coerenti con la conversione ecologica necessaria e la diversificazione. Per noi non funzionano gli slogan e la mancanza di visione sistemica per una effettiva differenziazione delle fonti. Riuso urbano delle architetture, fotovoltaico sui tetti, pale eoliche, possono avere dimensioni e collocazioni armonizzate con i piani paesaggistici. Vanno messe in atto senza esitazioni, insieme alle pompe di calore e all’uso razionale delle fonti idroelettriche dentro ad una manutenzione e sviluppo della regimazione delle acque.

Le società partecipate dagli azionisti pubblici, locali e nazionali, devono essere uno strumento operativo funzionale ad accompagnare i territori alla costituzione di comunità energetiche. Questo vale per le abitazioni nelle campagne e nei piccoli centri, come per i condomini degli isolati delle città: qui ed ora il PNRR deve articolare i bandi in questa direzione se la transizione energetica vuole essere efficace per l’emergenza climatica e per quella bellica.

Volodymyr Zelensky conferma in queste ore della partecipazione al tavolo dei negoziati con l’invasore russo, sempre in queste ore l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), promosso dalle Nazioni Unite, pubblica la seconda parte del rapporto settennale sul pianeta surriscaldato. La prima, ad agosto, ha esaminato lo stato del clima attuale e futuro, questa è dedicata alle conseguenze concrete dei cambiamenti climatici sulle nostre vite e ai necessari adattamenti.

La guerra è alle porte d’Europa e l’emergenza climatica già colpisce le nostre vite quotidiane: se non ora quando un’azione politica coordinata per la modifica dei nostri costumi e dei nostri consumi, che necessita di scelte del Governo e delle Amministrazioni capaci di rispondere agli interessi generali, fuori da ciniche e cialtrone speculazioni sulla crisi in atto. Per questo Patto Ecologista Riformista è aperto al confronto con tutte le realtà che hanno la seria intenzione di affrontare in concreto l’emergenza alla quale ci stiamo avvicinando, ridefinendo così il disegno di Nazione.

Il Presidente Nazionale di Patto Ecologista Riformista
Donato Di Zenzo