Lo Stato Italiano è stato sanzionato dalla Corte Europea dei Diritti Umani-CEDU: dopo quella del gennaio 2019, 4 ulteriori condanne nei confronti dello Stato italiano per le emissioni dell’Ilva responsabili degli impatti sulla salute dei cittadini registrate dalle statistiche epidemiologiche.”Le autorità italiane non avevano fornito informazioni precise sulla messa in atto effettiva del piano ambientale, un elemento essenziale per assicurare che l’attività dell’acciaieria non continui a rappresentare un rischio per la salute”. Intanto è partita la cassa integrazione straordinaria in Acciaierie d’Italia, ex ILVA, che coinvolge per un anno 3mila dipendenti, 2.500 a Taranto. E’ una condanna che riguarda tutti i governi che si sono succeduti nei decenni: la sanzione della assoluta insussistenza delle forze politiche italiane e delle loro classi dirigenti, nessuno escluso. Non basta parlare di transizione ecologica se poi si continua a voler produrre acciaio con le stesse tecnologie degli anni 60. Condanna Europea e Cassa Integrazione sono un combinato tragico ed emblematico che mette fine allo scambio/ricatto ‘Diamo lavoro e togliamo salute’ che ha retto per decenni visto che, ad essere precisi, a Taranto finora non solo non c’è salute ma non c’è neanche lavoro!
Taranto e la questione ILVA sono l’indicatore di una capacità di visione e del rispetto dei cittadini, dei lavoratori di Taranto, del loro territorio e del mare e della sua storia millenaria. La dignità e la consapevolezza dei Tarantini risiedono nell’esercizio della Cittadinanza Attiva con i ricorsi presentati tra il 2016 e il 2019 da alcuni dipendenti dell’ILVA e da oltre 200 cittadini di Taranto e dei comuni circostanti, che si sono rivolti alla Corte di Strasburgo.
Il Governo, lo scorso 5 aprile, ha presentato nuovi elementi sull’attuazione del piano ambientale in vista di un nuovo esame del caso il prossimo giugno. Non basta, non servono rappezzamenti e giustificazioni per la continuità di un modello che consuma salute, territorio e lavoro. Ora, in coerenza con Next Generation Europe, il PNRR, il JTF, il CIS ed i Fondi strutturali europei devono diventare funzionali ad una visione di conversione ecologica per un paradigma ecologico ed economico efficace per essere capace di avere la concretezza indicata dal Presidente Mattarella.
L’area ex ILVA deve diventare un centro di ricerca-formazione-incubazione-produzione di energia rinnovabile: tecnologie e materiali, con la cura dell’intera filiera, modelli organizzativi e competenze anche per la costituzione di Comunità Energetiche. Un centro capace di essere un riferimento e di fare rete con i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e con tutte le comunità dell’area circostante. Ci sono tecnologie già funzionali, come fotovoltaico, pompe di calore, eolico, flussi marini. Ci sono sviluppi di nuove frontiere ormai maturi, come la produzione di idrogeno e l’incentivazione della sua filiera. Governo, Regione ed Enti Locali devono impegnare le Partecipate Pubbliche, coinvolgere le imprese private, le università e i centri di ricerca italiani ed europei. La politica pubblica è tale se in grado di coinvolgere e attivare tutte queste realtà per misurarsi con una sfida di questa ampiezza, richiesta tanto dall’emergenza climatica, quanto dall’autonomia energetica europea, resa necessaria dalla guerra di Putin.